A tempo pieno residenziale
L’affidamento familiare residenziale è la forma più diffusa di affidamento e si definisce tale quando il minore dorme nell’abitazione degli affidatari almeno cinque notti a settimana, con esclusione dei periodi di interruzione previsti dal progetto di affido.
A tempo parziale diurno
Questa forma di affidamento non residenziale persegue la finalità di prevenire l’allontanamento del minore dalla sua famiglia d’origine e di mettere in atto un sostegno intensivo anche per i genitori e non solo rivolto ai figli, al fine di preservare l’unità del nucleo familiare. L’impegno può riguardare parte della giornata o parte della settimana (weekend, doposcuola, vacanze), a seconda delle capacità dei genitori naturali di provvedere alle necessità dei figli, almeno parzialmente. Queste forme definite più “leggere” di affido e accoglienza presuppongono comunque la supervisione e l’accompagnamento degli operatori.
Situazioni di emergenza
Bambini piccoli 0-24 mesi
Si tratta di un affidamento di breve durata, residenziale, per bambini molto piccoli che quindi hanno bisogno di attenzioni costanti e stabili. Consente agli operatori, in collaborazione con l’autorità giudiziaria, di avere il tempo sufficiente per valutare le capacità dei genitori e decidere come proseguire nella cura del bambino, sempre ponendo al centro di ogni scelta il “supremo interesse del minore” (cosa potrebbe poi accadere: rientro in famiglia, affidamento familiare, adozione).
Pronto intervento
Si attiva per bambini coinvolti in situazioni improvvise gravi, si ha quindi la necessità di un intervento tempestivo che li metta al riparo da ogni pericolo. Viene considerata tale opzione dai servizi quando non è possibile affidare il minore all’interno della sua cerchia familiare.
Adolescenti e prosecuzione oltre i 18 anni
L’affidamento di ragazzi/e può essere un po’ più complesso da gestire, rispetto ai più piccoli, a causa della particolare condizione emotiva che di per sé accompagna la crescita in questi anni, con le spinte all’indipendenza e la costruzione della personalità. L’affido di adolescenti è ancora poco pensato e poco praticato nel nostro Paese, ma è possibile e doveroso superare il pregiudizio che l’affidamento sia idoneo solo per i bambini piccoli e pensare a progetti destinati anche agli adolescenti.
Situazioni di particolare complessità – affidamento per minori che hanno problematiche gravi
E’ una tipologia di affidamento utilizzata negli ultimi decenni, in alternativa alla collocazione in una struttura esterna (o in alcuni casi successiva ad una istituzionalizzazione), per dare risposta ai bisogni dei minori con problematiche gravi quali:
- maltrattamento intrafamiliare;
- problematiche gravi della famiglia naturale (problemi di dipendenza o di salute mentale dei genitori, ecc.);
- bambini/ragazzi con problemi importanti di salute fisica (quali malattie croniche, disabilità, ecc.) o mentale o emotiva, che possono essere causa di gravi disturbi del comportamento.
Minori stranieri non accompagnati
E’ una tipologia di affido similare a quella dell’affidamento di adolescenti, che ha però anche caratteristiche sue proprie. Il progetto di affidamento va infatti costruito a partire dalla comprensione del progetto migratorio di ogni ragazzo, delle ragioni che lo hanno portato nel nostro Paese e del legame esistente con la sua famiglia.
A partire dall’analisi approfondita, realizzata con il ragazzo stesso, di almeno questi tre fattori, sarà possibile scegliere la migliore forma di collocamento esterno, che può essere un affido omoculturale, ma anche un “normale” affido residenziale, come dimostrano alcune iniziali esperienze di integrazione riuscita fra famiglie italiane e adolescenti stranieri.
Affido omoculturale
L’affido omoculturale è in sostanza l’affido a famiglie o affidatari della stessa etnia del minore.
Famiglia-affida-famiglia e Affido di prossimità
Sono forme di sostegno alla genitorialità che si basano tutte sul principio cardine dell’integrazione fra interventi professionali e paraprofessionali nel sostenere bambini e famiglie che vivono particolari forme e situazioni di vulnerabilità.
In particolare si cerca di dare spazio all’intervento della “comunità” stessa, intesa anche semplicemente come vicinato, che offre le proprie risorse di tempo e di energie per sostenere e prevenire il disagio.